Passa ai contenuti principali

Io, musulmano, volontario in oratorio

Contro i pregiudizi e le paure, per la convivenza tra culture e religioni. La bella storia di Hasan. 




Gioca  calcio, allena, fa il volontario all'oratorio. E ha tanti amici italiani. Il giorno di Natale lo passa con la famiglia dei suoi amici più cari, italiani. «Perchè è bello condividere le gioie». Mohamed Hasan, 26 anni, pakistano, è in Italia da 17 anni. «Ho frequentato la quinta elementare e le medie a Giussano e poi l'Itis Fermi di Desio».  La sua adolescenza è stata come quella di tanti coetanei italiani. Calcio, amici, uscite serali.  «Mi sono italianizzato» scherza. «Ragiono come un italiano: focalizzo gli obiettivi e cerco di raggiungerli. Non mi perdo in distrazioni». Come un perfetto brianzolo, insomma. Casa, lavoro, famiglia. Hasan vive con mamma, papà e fratelli a Giussano.  Come suo papà Ashraf, è punto di riferimento della comunità pakistana del centro islamico di via Forlanini di Desio e dei giovani dell'associazione Mhinhaj Ul Quran. «Ai miei coetanei pakistani suggerisco di aprirsi, uscire di casa, soprattutto in questo momento così difficile. Non bisogna avere paura. Ai miei coetanei italiani chiedo di superare i pregiudizi. Non giudicate in base al sentito dire. Ma cercate di incontrare l'altro, il diverso, di conoscere. Meno teoria e più pratica». Dopo le superiori,  Hasan  ha frequentato il Politecnico di Milano e poi si è laureato in ingegneria gestionale alla "Supsi" di Manno, in Svizzera, lo scorso settembre. Ha già trovato lavoro, presso  una ditta di Meda. Ma per lui, però,  non c'è solo studio o lavoro. Ha giocato a calcio, militando anche in serie D. «Sono stati i miei compagni di scuola ad invitarmi a fare parte della squadra, quando avevo 10 anni. Ricordo ancora il mio primo allenatore, Massimo Botta, oggi assessore». Hasan ha fatto anche l'allenatore. All'oratorio. Dove ha dato disponibilità anche per aiutare i bimbi a fare i compiti. Un volontario musulmano in parrocchia. «Quando era il momento, accompagnavo i bambini in cappella per la preghiera, tranquillamente. Oggi tanti genitori mi chiedono di tornare». Sorride, Hasan. «Anche i  leghisti si sono affezionati a me».  L'impegno in oratorio,  ma anche con l'associazione pakistana e Desio Città Aperta. Il giovane immigrato partecipa alle iniziative per la pace e il dialogo.  Nel tempo libero Hasan ascolta musica italiana o esce con li amici.  «Non mi sono mai presentato come pakistano musulmano. Sono io, Hasan, senza etichette. Quando la gente viene  a sapere della mia origine, non cambia nulla. Per questo sono convinto che è importante conoscere gli altri, avere relazioni, non fermarsi all'apparenza o a quello che si sente dire in tv". Oggi Hasan si sente più pakistano o italiano? «Non saprei. Sono io e basta. Posso dire che il mio futuro è in Italia, ne sono convinto. L'Italia mi ha dato tanto. Adesso voglio restituire quello che ho ricevuto»

Commenti

Post popolari in questo blog

Pilota d'aerei, la nostra è una vita stressante

Un coetaneo del copilota della Germanwings, in servizio negli Usa, "siamo sempre sotto stress, ma non facciamo controlli o visite dallo psicologo" Stefano Biundo, desiano, è un pilota d'aerei. Ha alle spalle oltre 3500 ore di volo con la American Eagle, nonostante la sua giovane età. Ha 29 anni, solo due anni in più di Andreas Lubitz, il copilota dell'aereo della Germanwitz che, stando alle indagini, ha provocato volontariamente lo schianto costato la vita, martedì scorso, a 150 persone. «Non è la prima volta che un pilota si suicida in volo: mi sembra di ricordare un altro caso avvenuto su un volo della Ethiopian Airline» dice,  in collegamento via Skype dall'Alabama, negli Usa, dove lo hanno raggiunto la moglie Cristina e il figlio Lorenzo di 20 mesi. "Da noi negli Stati Uniti comunque per regola non può stare un solo pilota in cabina: se il collega deve assentarsi anche solo per qualche minuto, deve entrare un assistente di volo". E allarga

Incontri speciali...

Stanno dando una vera e propria scossa alla città i frati e le suore animatori della Missione Giovani, partita il 3 aprile e che si concluderà domani, domenica 13. Non passano inosservati i 36 religiosi invitati dalle parrocchie di Desio e del Decanato (Nova, Muggiò e Bovisio) per incontrare i giovani e dare nuovi stimoli al cammino di fede e di ricerca di ciascuno.   Hanno ballato sul sagrato della Basilica improvvisando flash mob sabato e domenica, camminano per le strade, accolgono i ragazzi nella “tenda della missione” allestita davanti a Villa Tittoni, animano le serate nelle parrocchie. E soprattutto ascoltano. “I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati” spiega frate Matteo Della Torre. “Noi siamo qui per loro, senza l’orologio in mano” aggiunge frate Francesco Mazzon. Tanti giovani si stanno così avvicinando   alla missione cittadina. “Il nostro scopo è quello di seminare. Vogliamo risvegliare i cuori assopiti e dormienti di chi frequenta già le parrocchie, ma anche cont

Amadou, profugo del Mali

La storia di Amadou, profugo del Mali giunto in Brianza . Il suo sogno si è in parte avverato, perché con tanta fatica e con l'aiuto dei volontari ha trovato un lavoro e una casa. Qui racconta la sua odissea non appena arrivato in Brianza, ormai un anno fa.   Il sorriso glielo strappi solo quando citi i due artisti del loro Paese, Amadou e Mariane, protagonisti di un video girato con Jovanotti, “La bella vita”. “L’Afrique c’est chic” recita il ritornello della canzone. A quel punto, allora, sorridono. Per il resto, mentre raccontano la loro storia, hanno ben poco da sorridere gli undici profughi ospitati in una casa di accoglienza della Brianza. Sono tutti giovani africani, arrivano dal Mali e dalla Costa d’Avorio. Hanno lasciato la loro casa anni fa. Hanno vissuto per un po’ di tempo in Libia e poi sono arrivati in Italia, dopo lo scoppio della guerra. Adesso sono in attesa che venga loro riconosciuto lo stato di “rifugiato politico”. “Qui ci troviamo bene” dice subito A