Un coetaneo del copilota della Germanwings, in servizio negli Usa, "siamo sempre sotto stress, ma non facciamo controlli o visite dallo psicologo"
Stefano
Biundo, desiano, è un pilota d'aerei. Ha alle spalle oltre 3500 ore di volo con
la American Eagle, nonostante la sua giovane età. Ha 29 anni, solo due anni in
più di Andreas Lubitz, il copilota dell'aereo della Germanwitz che, stando alle
indagini, ha provocato volontariamente lo schianto costato la vita,
martedì scorso, a 150 persone. «Non è la prima volta che un pilota si suicida in volo: mi sembra di
ricordare un altro caso avvenuto su un volo della Ethiopian Airline» dice, in collegamento via Skype dall'Alabama, negli
Usa, dove lo hanno raggiunto la moglie Cristina e il figlio Lorenzo di 20 mesi. "Da noi negli Stati Uniti comunque per regola non può stare un solo pilota in cabina: se il collega deve assentarsi anche solo per qualche minuto, deve entrare un assistente di volo". E
allarga le braccia. Come può un pilota
decidere un gesto così estremo? «Spesso
mi chiedo come abbiano fatto certi comandanti con cui volo ad arrivare
fino a lì, chi li ha assunti. Una volta fatta bella figura al colloquio di
lavoro, nessuno ti segue più. Si fanno
dei training durante l'anno, ma nessuno
ti consiglia, per esempio, di andare a
parlare con psicologi. E assicuro che il nostro lavoro è molto
stressante». Ma come è possibile che
nessuno si sia accorto delle intenzioni del copilota della Germanwings? «E'
successo anni fa anche per un pilota della Ethiopian: prima, non aveva dato
nessun segnale. I piloti sono persone strane».
Tante ore di lavoro, i fusi orari, le tensioni con i famigliari che si
vedono poco, la responsabilità dei passeggeri. Il pilota desiano ne sa
qualcosa. «Vivi due vite in una, soprattutto se non abiti dove lavori. Io per
due anni ho abitato a Seattle ma lavoravo a Miami. Per due volte alla settimana,
per due anni, facevo 7 ore di volo per
andare al lavoro, poi 4 o 5 voli al giorno
per 34- giorni, poi di nuovo un volo di
7 ore per tornare a casa, senza contare le 3 ore di fuso orario. Ero distrutto.
E in più in famiglia c'erano tensioni. Mia moglie si lamentava perchè non ci
vedevamo mai». Una vita difficile, insomma. «Lo stress è allucinante. Devi
anche cercare di essere il più professionale
possibile al lavoro. Tante situazioni si accumulano. Si pensa che i piloti
facciano una bella vita, sempre in giro per il mondo e pieni di soldi. No, non è cosi". Oggi, alla luce di
quanto successo sul volo della Germanwings, in tanti hanno paura di volare. «Cosa
posso dire? Io stesso ho famiglia: se non mi sento sicuro non parto. Solitamente
gli incidenti sono da attribuire ai piloti.
Oppure ci sono malfunzioni che il pilota, agendo incorrettamente, aggrava. Io
volo tutti i giorni, 4o 5 volte al giorno. Purtroppo le disgrazie succedono
anche in auto o a piedi. Un aereo che si schianta fa più notizia. Mia moglie mi
chiede ogni tanto perchè non cambio lavoro.
Io penso che quello del pilota sia un lavoro molto sicuro. Muore molta
più gente in auto. In sè, volare è molto sicuro».
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