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Visualizzazione dei post da 2014

Utenti in coda: 140

"C'è solo da augurarsi di stare bene"   mi dice il pensionato seduto accanto a me. Da un paio d'ore siamo in attesa davanti agli sportelli del centro di prenotazione di visite ed esami in ospedale. Insieme a noi,   ci sono decine e decine di persone. 140 utenti in coda, leggo sul bigliettino erogato dal display, non appena prenoto il mio turno. 140?!   Non è uno scherzo. L'ampia sala de Cup appena rinnovata è strapiena. Le sedie sono tutte occupate.    La gente aspetta in piedi, paziente, il proprio turno. Incredulità, stupore, rabbia, rassegnazione.   Gli stati d'animo si alternano. Il tempo dell'attesa diventa occasione per chiacchierare col vicino, sfogarsi, confidarsi. Ciascuno ha una storia da raccontare. "Ho chiesto appuntamento dall'oculista per il mio bambino - mi dice la ragazza seduta di fianco - ho chiamato   a gennaio, mi hanno dato appuntamento oggi, a settembre. Ho aspettato   9 mesi.   Quando ho prenotato mi hanno detto che se

Il costruttore di aquiloni

Nel suo Paese, il Pakistan, costruiva e vendeva aquiloni. Hussain Shabas, 41 anni, oggi vive in Brianza con la famiglia e fa il magazziniere. Quando racconta del suo   vecchio lavoro gli brillano ancora gli occhi. “Lavoravo anche di notte per rispondere alle richieste delle aziende e dei negozianti, quando c’era la festa degli aquiloni”, spiega, mentre fa volare in alto un aquilone colorato, al parco comunale. Il suo è quello che vola più in alto. Qual è il segreto? “La precisione nella costruzione. Le aste di bambù devono essere ben allineate e attaccate alla copertura di carta”. Il pakistano produceva aquiloni di tutti i tipi, forme e colori. “Anche il materiale è importante: io facevo arrivare la carta dalla Germania. Era molto fine e leggera. Per le asticelle, usavo il bambù”. Hussain ha imparato il mestiere fin da piccolo, quando   a Lahore giocava per ore sui tetti di casa, proprio come racconta Kalhed Hosseini nel suo libro “Il cacciatore di aquiloni”. “Sono caduto dal tetto

Incontri speciali...

Stanno dando una vera e propria scossa alla città i frati e le suore animatori della Missione Giovani, partita il 3 aprile e che si concluderà domani, domenica 13. Non passano inosservati i 36 religiosi invitati dalle parrocchie di Desio e del Decanato (Nova, Muggiò e Bovisio) per incontrare i giovani e dare nuovi stimoli al cammino di fede e di ricerca di ciascuno.   Hanno ballato sul sagrato della Basilica improvvisando flash mob sabato e domenica, camminano per le strade, accolgono i ragazzi nella “tenda della missione” allestita davanti a Villa Tittoni, animano le serate nelle parrocchie. E soprattutto ascoltano. “I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati” spiega frate Matteo Della Torre. “Noi siamo qui per loro, senza l’orologio in mano” aggiunge frate Francesco Mazzon. Tanti giovani si stanno così avvicinando   alla missione cittadina. “Il nostro scopo è quello di seminare. Vogliamo risvegliare i cuori assopiti e dormienti di chi frequenta già le parrocchie, ma anche cont

Il Bangladesh, la moda, i diritti

La denuncia di padre Giuà, in missione in Bangladesh Provoca e fa riflettere, come sempre, padre Giovanni Gargano, missionario saveriano. “Giuà” per gli amici.   Dal Bangladesh, dove è impegnato in missione, è tornato nella “sua” Desio per qualche giorno. Giusto il tempo per rivedere i tanti amici che ha lasciato in Brianza, dove ha vissuto tra il 2000 e il 2005. E giusto il tempo per provocare e fare riflettere sui temi a lui più cari: la giustizia, la lotta per i diritti umani, il dialogo, il rispetto. Sabato sera, nella casa dei saveriani, ha incontrato i ragazzi   di cui è stato animatore, ragazzi oggi diventati adulti,   sposi e genitori.   Ha parlato del Bangladesh, delle tante persone che incontra   quotidianamente nelle trafficate vie di Dacca, capitale di uno dei Paesi più poveri del mondo.    E soprattutto ha interrogato ciascuno sulle proprie scelte e stili di vita, dimostrando che possono davvero incidere sul destino dei popoli. In un clima informale e   famigliare,